Foto di Pixabay, su Pixels
.
Giovedì 24 ottobre s’è svolta la seconda serata di Libri in mensa. La struttura ne connette. Ne scriviamo adesso, a distanza di quasi tre settimane, perché l’evento ha suscitato in noi parecchie riflessioni. C’è servito tempo, per metabolizzarle.
Beh, non è vero, ne scriviamo adesso perché c’eravamo dati l’obiettivo di scriverne entro il lunedì successivo, ma poi sono successe delle cose per cui abbiamo via via rinviato la data di scrittura. Abbiamo bucato l’obiettivo di ben quattordici giorni. D’altra parte, come abbiamo imparato proprio quella sera, darsi obiettivi non è sempre una buona cosa. Al tempo stesso, il rinviare eccessivamente le cose da fare è fonte di stress, quindi è negativo.
Il punto è che la sera del 24 ottobre abbiamo parlato di felicità, lasciandoci ispirare dal libro di Oliver Burkeman, La legge del contrario. Stare bene con se stessi senza preoccuparci della felicità.
Il primo tema che abbiamo toccato è stato proprio quello degli obiettivi. Sono indispensabili, perché tracciano la strada, oppure procurano un sacco di guai, perché ci spingono verso traguardi talvolta privi di senso? Poi abbiamo ragionato sul fallimento: è una pietra migliare verso il successo, come dicono tanti guru? Oppure è una cosa di cui parlare il meno possibile come accade nella pratica, guru o non guru?
E l’ossessione per la sicurezza? Di questi tempi va davvero forte, ma l’unica sicurezza è che produce un sacco di paranoie? Siamo arrivati al punto che non ci interessa più neppure la sicurezza reale, ma la sua percezione, qualunque cosa significhi l’espressione «percezione di sicurezza».
Infine, come essere felici in tempi di grande incertezza? Incertezze sul lavoro (“Forse arriva un’altra crisi economica!” “Ah, perché, quella di prima era finita?”). Incertezza nella società (“Oggi c’è troppa conflittualità!” “Ma smettila di dire cretinate!”). Incertezza negli affetti (vabè, ognuno pensi alle proprie).
A cena terminata, non avevamo le idee particolarmente chiare, salvo renderci conto di una cosa: che Burkeman ha ragione, quando dice che cercare la felicità può essere controproducente. Ma, soprattutto, ci ha convinti del fatto che vulnerabilità e felicità vanno a braccetto.
Per non temere di perdere il lavoro, l’unico modo certo è non averlo, il lavoro. Se non vuoi aver paura di girare per la città, puoi star chiuso in casa. Se non vuoi soffrire per gli affetti, non legarti a nessuno e non ci pensare proprio, a metter su famiglia.
Difficile, molto difficile, però, che così provi anche solo uno sprazzo di felicità.
Ora è il momento della terza e ultima serata, in programma il 14 novembre, condotta da Nicola Grande e dedicata a Pensieri lenti e veloci, un libro di Daniel Kahneman. Saremo lenti o veloci, nel parlarne qui, sul nostro blog? Diciamo abbastanza veloci. Purché non ce lo poniamo come obiettivo.
No Comments