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L’audio che fa storia

Photo by Splitshire on Pexels

Wikiradio è un programma del terzo canale della Radio Rai, Radio3. Dal lunedì al venerdì su Wikiradio si possono ascoltare i racconti di eventi importanti per la nostra storia. Possono essere biografie di donne e uomini rilevanti, eventi culturali, scoperte scientifiche.

Per fare qualche esempio, il 10 giugno scorso è andata in onda la storia del raid Pechino-Parigi, il 21 giugno s’è parlato dell’invenzione della mietitrice, il 28 giugno della guerra tra Iran e Irak, il 30 giugno è stata raccontata la vita di Simone Veil.

Tra i collaboratori di Wikiradio c’è Daniele Scaglione, che è anche mio collega in SPELL. Daniele è formatore esperto, lavora in particolare su conflitti, problem solving, processi decisionali e progetta eventi e attività come le macchine di Rube Goldberg. In aggiunta, realizziamo insieme eventi online come escape ambientate in musei o per le vie di città e siti archeologici.

Fisico di formazione, da anni s’impegna sul tema dei diritti umani (in passato è stato presidente di Amnesty International Italia, oggi fa parte di un’associazione per la memoria del genocidio dei tutsi in Rwanda). A partire da queste esperienze, per Wikiradio realizza puntate sulla scienza e sui diritti umani.

Facile capire perché ho voluto chiedere proprio a lui di raccontarci come nasce l’idea di una “storia per la radio”.

Nel caso specifico di Wikiradio l’idea talvolta viene dalla redazione, altre volte da me. Nel primo caso, in Rai identificano un evento che considerano nelle mie corde e mi propongono quindi di realizzare la puntata. In altri casi, invece, sono io ad avanzare la proposta, spesso andando a pescare tra gli studi compiuti da giovane. Per esempio ho proposto una puntata su Carl Friedrich Gauss, il più grande matematico di sempre e un’altra su Werner Heisenberg, il fisico famoso per il principio di indeterminazione, che in realtà è una figura estremamente affascinante anche per il suo rapporto ambiguo e non ancora del tutto chiarito con il nazismo.

Cosa occorre affinché dall’idea si passi alla storia vera e propria?

Secondo me soprattutto una cosa: che l’evento o il personaggio che si vogliono raccontare abbiano un interesse più ampio rispetto alla singola vicenda in sé. Faccio un esempio: abbiamo già parlato di Sophie Germain, una parigina che nella prima metà dell’800 s’è mostrata al mondo come una delle più grandi menti matematiche di sempre. La sua storia è incredibile, affascinante, ma non basta. La sua vicenda è emblematica anche di quello che accadeva – e accade ancora! – alle donne che scelgono di impegnarsi nello studio delle materie scientifiche. O in generale alle donne che, per fare carriera, scelgono di ‘assomigliare’ agli uomini.

C’è qualche sovrapposizione tra la tua attività di formatore e quella di collaboratore con una radio?

Altro che sovrapposizione, alle volte c’è un vero e proprio riciclaggio! Come hai detto, noi usiamo le macchine di Goldberg – pandemia permettendo – per attività di team building, lezioni sul problem solving e via dicendo. Ma quelle macchine devono il loro nome a chi le ha inventate, cioè tal Rube Goldberg, un tipo talmente interessante che non si poteva evitare di dedicargli una puntata di Wikiradio! Più seriamente devo dire che a fare radio si impara moltissimo: a usare la voce, tanto per cominciare, ma anche a costruire una storia e a dare il ritmo a un racconto e a un discorso.

Che differenza c’è – se c’è – tra un programma radio e un podcast?

Secondo me la distinzione non è banale. In Italia credo che i podcast siano arrivati prima per finta, cioè come registrazioni di trasmissioni andate in onda. Ma questi non sono podcast, anche se li chiamiamo così, sono ‘archivi puntate’.

Certo, per trasmissioni radio io intendo soprattutto qualcosa che va in onda in diretta e Wikiradio fa un po’ storia a sé perché le registriamo prima.

Allo stesso modo, il podcast non dovrebbe essere una cosa che uno fa solo perché non ha trovato una radio che lo manda in onda. Sono prodotti un po’ diversi, a mio parere. La trasmissione radio, ad esempio, deve avere un forte collegamento con l’attualità, il podcast deve averlo di meno. La trasmissione radio può avere delle linee da seguire, ma poi deve essere fatta sull’istante, a seconda di quello che succede. Il podcast, invece, richiede una progettazione più dettagliata.

Ancora, la trasmissione radio in diretta trae una grande forza dall’interazione con gli ascoltatori che il podcast di solito non ha (anche se alcuni podcast vanno in diretta). Di quanto questa interazione sia importante ne abbiamo parlato con Pietro Del Soldà, conduttore di un programma su Radio3, nella terza puntata di Larsen, il nostro podcast sull’ascolto.

E qualcosa che hanno in comune?

Mi limito a due cose: il tempo e il ritmo. Una trasmissione radio ha un tempo preciso definito dal palinsesto. Un podcast no, ma non si può pensare di parlare a un microfono per decine e decine di minuti. Bisogna definire un tempo ideale e poi attenersi a quello (e non è affatto facile). In quanto al ritmo, così come nelle trasmissioni radio si dà ritmo alle chiacchierate, s’inseriscono inserti, citazioni, stacchi, lo stesso secondo me dev’essere per i podcast. Ripeto, non possiamo pensare che solo perché abbiamo di fronte un microfono e abbiamo imparato a usare un programma di audio editing, allora possiamo andare a briglie sciolte.

Tu realizzi le serie podcast per SPELL. Da cosa nascono?

Dal tentativo di affrontare in modo diverso i vari argomenti di cui ci occupiamo per lavoro. Noi usiamo lezioni frontali, eventi, lezioni spettacolo, video. Se aggiungiamo i podcast non è per ‘isolare l’audio’ da una lezione spettacolo, per dire. È per costruire uno strumento alternativo, che possa aggiungersi allo spettro di cose che offriamo. Ad esempio abbiamo una serie sulle difficoltà che si possono incontrare sul lavoro, piccoli incidenti che accadono e ti stroncano. È stato divertente rappresentare situazioni già viste (e riviste!) con il solo uso delle voci e dell’audio.

I clienti chiedono podcast?

Qualche tempo fa un cliente ci ha chiesto una miniserie sulla compliance. Non un argomento particolarmente appassionante, ma noi abbiamo provato a farla nella maniera più esaustiva possibile, però anche cazzeggiando un po’ (si può dire?). Poi abbiamo riassunto in un podcast di cinque minuti un intero piano strategico che contiene una dozzina di obiettivi, tutti importanti, ça va sans dire. Per imparare a valorizzare ogni singolo secondo e praticare l’arte della sintesi, lo confesso, l’esperienza in radio è utilissima.

Che dire, provare per credere!

 

 

 

 

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