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Il bello dei podcast

Photo by Magda Ehlers from Pexels

Da circa un anno a questa parte i podcast stanno vivendo un grande successo. Questo anche perché realizzare un podcast è diventato davvero molto facile, almeno dal punto di vista tecnico.

In realtà, i podcast esistono da parecchio tempo, cioè almeno dal 2004 – quando il termine è stato usato per la prima volta da Ben Hammersley su The Guardian. Il termine proviene – spiega la Treccani – da una libera fusione di iPod, il lettore MP3 della Apple – e Broadcasting, cioè radiodiffusione.

In pratica il podcast è un file audio, non troppo diverso da quelli che ci scambiamo con i messaggi vocali via whatsapp, telegram, messenger, signal e via dicendo, con la differenza che, grazie a vari programmi di editing, si possono realizzare podcast più curati dei messaggi audio che ci inviamo per darci appuntamento o ricordarci di comprare il parmigiano.

Per quanto riguarda la qualità dei podcast, si trova davvero di tutto. Dai podcast fatti in casa da una singola persona, a quelli realizzati in studi professionali con il coinvolgimento di speaker professionisti registi, tecnici del suono, musicisti…

In merito agli argomenti, invece, c’è letteralmente di tutto. La foto seguente mostra le categorie presenti su Spreaker, una delle piattaforme dove è possibile depositare e poi distribuire i propri podcast:

E una situazione analoga si può trovare su Spotify, Soundcloud, iTunes, Google Podcast, Audible e altre piattaforme. I podcast sono uno strumento decisamente versatile, anche perché sono facilmente fruibili: con le cuffie in testa si possono fare molte cose, dai lavori domestici al bricolage alle passeggiate e nel frattempo informarsi o lasciarsi trasportare da storie e reportage.

Un esempio della grande potenzialità dei podcast, a mio avviso, è dato da un prodotto realizzato dallo scrittore Riccardo Gazzaniga: A pugni chiusi, racconto in sei episodi delle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, che noi ricordiamo per l’immagine iconica dei due atleti che, sul podio, alzano il pugno chiuso in un guanto nero, mentre abbassano la testa. Una protesta a cui partecipò anche il terzo atleta, anche se la storica immagine ce lo rappresenta come indifferente a ciò che accade alle sue spalle. Ma per conoscere bene questa storia consiglio di ascoltare il podcast, che racconta in realtà tanti retroscena di quell’olimpiade, restituendoci l’atmosfera di un anno straordinario.

E a proposito di versalitità dei podcast, Nicola Grande, direttore di SPELL, ragiona qui sulla loro fruibilità nella formazione. Nel suo articolo Nicola ricorda che i podcast non nascono dal nulla, ma hanno una madre: la radio. Ed è per questo che ho voluto chiacchierare con un mio collega, Daniele, che collabora con la radio, realizzando puntate di Wikiradio, un programma in onda sul Terzo Canale della Radio RAI.

 

 

 

 

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