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Maleducazione al lavoro

Photo by Cheewit Dtit App from Pexels

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«In quest’azienda abbiamo un problema: non ci mandiamo mai a quel paese». Così, tempo fa, una cliente ci chiese un paio di giornate di formazione sul conflitto. Si trattava di una piccola società, dove le cose andavano decisamente bene: il lavoro non mancava e le persone erano soddisfatte. Ma, secondo la CEO, tra i lavoratori c’erano dei non detti, delle questioni irrisolte. Vicende che non facevano danni però, questo era il timore, potevano esplodere in modo incontrollato.

Che la nostra cliente l’avesse vista giusta ci fu confermato durante la formazione. Emersero un po’ di problemi – niente di che – ma erano tutti rivolti verso l’esterno. Una difficoltà con un cliente, un’incomprensione con un fornitore, della frustrazione verso la burocrazia statale. Nulla di ciò che fu tirato fuori riguardava le relazioni tra i colleghi. Il che è un po’ strano.

Per carità: che le ‘colpe’ di ciò che non va siano ricondotte all’esterno è un classico. E neppure capita che chi frequenta i nostri corsi si prenda a coltellate. Ma qualche riferimento ai rapporti tra un collega e l’altro spesso salta fuori. In quel caso, nulla. Almeno sino a qualche giorno dopo il nostro intervento. Non scoppiò la guerra, questo no, ma alcune cose vennero esplicitate e, ci racconta la CEO, il processo non fu indolore. Però si riuscì a risolvere le questioni senza particolari drammi (e ci piace pensare che ciò fu possibile un po’ anche grazie al nostro intervento).

Questo ricordo ci è tornato alla mente leggendo un articolo comparso sul sito della BBC pochi giorni fa: Is workplace rudeness on the rise?  «Uno studio ha rilevato che la maleducazione è contagiosa, come un normale raffreddore», scrive Shannon G. Taylor. L’autore cita alcuni studi secondo cui quasi ogni persona, sul lavoro, ha vissuto momenti di inciviltà e maleducazione. La metà dei lavoratori ne vede addirittura almeno uno a settimana. Ancora più preoccupante, secondo un altro studio, è che la situazione starebbe peggiorando.

«Ma è proprio così?» si chiede Taylor, che ha passato gli ultimi dieci anni della sua vita a studiare la maleducazione nei posti di lavoro. Per scoprirlo ha analizzato i dati provenienti da un gran numero di climate survey compiute dal 1972 al 2018. Con le climate survey le aziende raccolgono in modo anonimo informazioni su come i lavoratori valutanjo a tutto tondo il proprio posto di lavoro, in merito alla retribuzione, le scelte strategiche, l’esercizio della leadership e, naturalmente, nei rapporti con i colleghi.

Insomma, Shannon ha fatto un lavorone, da cui emerge che no, la maleducazione sui posti di lavoro non è in crescita. Non solo: all’affermazione ‘ti trattano con rispetto’, il riscontro è decisamente positivo (circa 1,7, in una scala che va da 1 a 4 con 1 che significa massimo accordo con la frase, 4 massimo disaccordo con la frase).

La sensazione che la maleducazione sia in crescita, dunque, potrebbe essere dovuta al fatto che viviamo in tempi molto divisivi, soprattutto in ambito politico. Ma il fatto che nelle istituzioni, sui media tradizionali e quelli social imperversino litigi e comportamenti incivili non significa che la maggior parte dei nostri rapporti personali, inclusi quelli al lavoro, siano improntati alla maleducazione.

Anzi: talvolta il problema è il contrario e cioè che, come direbbe la CEO con cui abbiamo collaborato, bisognerebbe mandarsi un po’ di più a quel paese (salvo imparare a farlo bene, naturalmente).

 

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