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Fare formazione, alle volte, significa assistere alla conquista delle vette. Non quelle dell’Himalaya, né quelle delle Ande, o degli Urali o le più famigliari Alpi. Stiamo parlando delle vette degli spaghetti, che possono dare ancora più soddisfazione.
Andiamo con ordine.
Peter Skillman è un designer dalla carriera brillante, che l’ha portato a ricoprire incarichi prestigiosi in aziende come Nokia, Microsoft e Amazon. Ma per molti, soprattutto per quelli che si dilettano nella formazione, Skillman è il tipo che ha reso famoso un giochino con spaghetti e marshmallow.
In cinque anni, all’inizio del XXI secolo, Peter Skillman propone questo gioco a oltre 700 persone. Le regole sono semplici: si tratta di costruire una torre usando venti spaghetti, un metro di spago, un metro di nastro adesivo (meglio quello di carta). Il tempo a disposizione è 18 minuti, al termine del quale la torre deve stare in piedi. Se stava in piedi prima ma al diciottesimo minuto è giù, non vale.
Dimenticavo: in cima alla torre di spaghetti ci dev’essere un marshmallow. Beh, lo dimenticavo io, ma in realtà lo dimentica la maggior parte di chi si cimenta con questo gioco. O meglio, non è che lo dimentica: lo trascura, come se fosse un dettaglio, il mettere il marshmallow in cima alla delicata struttura composta di spaghetti e, quando lo si fa, ci si rende conto che è parecchio più pesante di quel che si pensava, con tragiche conseguenze sulla torre.
Tra le centinaia di persone a cui Skillman rifila la cosiddetta marshmallow challenge, ci sono studenti di economia alle università di Berkeley, in California e di Tokyo; a ingegneri delle telecomunicazioni di Taiwan; manager e CEO di varie aziende più o meno grandi e, infine, bambini della scuola dell’infanzia. Gli ingegneri di Taiwan non se la cavano male: sono metodici, organizzati e, in media, le loro torri con in cima il marshmallow raggiungono i 61 centimetri.
Meglio di loro, però, fanno i bambini che, in media, raggiungono i 63 centimetri e mezzo. Il peggio arriva dagli studenti di economia. Skillman non ci dà le cifre, ma dice che spesso fanno zero, cioè non riescono proprio a costruirla, la torre.
Tom Wujec, in una Ted Conference del 2010, fornisce dati che riguardano una platea di persone ancora più ampia: architetti e ingegneri, avvocati, studenti di economica, CEO, e CEO con l’aggiunta di un direttore amministrativo.
L’altezza media delle torri costruite si assesta sui 20 pollici, a cui corrispondono poco meno di 51 centimetri.
Come si vede dal grafico, gli architetti e gli ingegneri sono i migliori («per fortuna», commenta Wujec).
Poi se la cavano bene i CEO quando accompagnati da un direttore amministrativo. I CEO da soli, invece, vengono superati dai bambini, che si piazzano al terzo posto.
All’ultimo posto ci sono sempre gli studenti di economia. Ne dobbiamo ricavare che, una volta finita la scuola materna, dovremmo sottrarre i nostri figli al sistema scolastico?
Soluzione estrema e scorretta. Al massimo potremmo pensare di tenerli alla larga dagli studi di economia, ma anche ciò sarebbe eccessivo.
Le motivazioni per cui i bambini vanno molto bene, spiegano gli stessi Skillman e Wujec, è che loro provano e riprovano, secondo un processo detto di ‘prototipazione’: faccio un prototipo, vedo se funziona, sennò ci riprovo. Non perdono tempo a costruire modelli o a cercare la soluzione migliore sulla carta, per poi provare ad applicarla in teoria (che è invece quello che fanno gli studenti di economia, ma non è colpa loro: è che sono stati addestrati a fare così).
Se Peter Skillman ha utilizzato la Marshmallow Challenge per lavorare sul design, Tom Wujec l’ha proposta soprattutto nell’area del problem solving, su cui molto opera il gruppo da lui stesso formato. Che è poi, quello del problem solving, il contesto in cui lo utilizziamo anche noi di SPELL, oltre che nei più generici team building.
Nel TED sopra citato, Wujec afferma che la più alta torre che ha mai visto è di 39 pollici, cioè 99 centimetri. Perbacco.
Sino a giovedì scorso, il nostro record (registrato da me personalmente) era 96 centimetri, ottenuto da un gruppo di giovani assicuratori in quel di Milano (sul fatto che assicuratori e costruzioni vadano d’accordo, beh, è incoraggiante, no?). Ma questo sino al 14 novembre, appunto.
Quel giorno, poco dopo l’ora di pranzo, dalle parti di Bologna, piccoli gruppi di tecnici e ingegneri hanno affrontato con decisione e coraggio la sfida del Marshmallow. C’è chi ha ottenuto risultati nella media, quei 50 centimetri circa già rilevati da Wujec.
Uno di questi gruppi, però, ha volato là dove osano le aquile. Alla fine dei diciotto minuti, la loro torre misurava 99 centimetri, esattamente la massima quota registrata da Wujec dopo aver girato mezzo mondo.
Passati i diciotto minuti, i membri di questo gruppo hanno provato a farla crescere ancora un po’, convinti che potevano migliorare e, in effetti, sono riusciti a superare quota 120 centimetri. Un’altezza impressionante, che però non vale
Andare oltre il tempo consentito significa cambiare in modo determinante le condizioni di lavoro, e non tanto perché si ha più tempo: a far l’aggiunta di quei venti centimetri circa, il gruppo ci avrà messo si e no due minuti. Ma non avevano più l’ansia della scadenza e, soprattutto, non avevano più paura di sbagliare: qualunque cosa avessero fatto, ormai avevano vinto, avevano vinto molto bene.
Prima di Natale, in quell’azienda che produce motori e riduttori, ci torno: riusciranno a fare di meglio oppure, oppressi dall’ansia di prestazione dovuta al risultato eccellente dei colleghi, faranno peggio degli studenti di economia?
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